A un anno di distanza, la redazione si racconta.

Q: Dove e come è nata l’idea di Sistemi di Riferimento?

Federico: All’inizio dello scorso anno alcuni membri AISF hanno proposto di creare una collaborazione tra i Comitati Locali (LC) dell’Associazione. In particolare, l’idea consisteva originariamente nella creazione di contenuti da pubblicare sulle pagine Facebook degli LC in modo che le attività di studio e ricerca svolte presso i diversi Dipartimenti fossero condivise e conosciute da tutti. Da qui è partito il progetto, che si è strutturato e ampliato, e che dunque mira a raccontare le attività di ricerca svolte all’interno degli atenei italiani.

Q: Perché uno studente di Fisica dovrebbe leggere SdR? Quali sono i punti di forza del progetto?

Alessandra: Lo spirito con cui SdR è stato concepito è quello della condivisione. I veri punti di forza sono due: nel sistema di riferimento di chi scrive è uno strumento valido perché si ha la possibilità di raccontare ciò di cui ci si occupa, sperimentando uno stile divulgativo. Dal punto di vista di chi legge diventa un oggetto ancora più potente perché mira a raccogliere il ventaglio di opportunità a disposizione di uno studente di Fisica nel periodo della Laurea Triennale.

Q: Come si è costituita la redazione?

Nicolò: Prima che Sistemi di Riferimento desse i natali al primo articolo l’idea era confinata in una chat tra i Presidenti dei Comitati Locali attiva per confrontarsi su come concretizzare le idee che emergevano. Un gruppo ristretto ha sentito da subito l’entusiasmo per il progetto dando vita alla Redazione. Attualmente essa è formata da un gruppo di sei studenti. Una metà è composta da studenti magistrali, mentre gli altri si sono laureati di recente. A dirla tutta sentiamo la mancanza di una componente più giovane nel team. Siamo un gruppo abbastanza eterogeneo riguardo alle competenze, che spaziano dalla fisica della materia fino alle particelle e alla fisica teorica.

Q: Chi sono i membri della Redazione di Sistemi di Riferimento?

Alessandra: Sono Alessandra Lorenzo, mi sono laureata da poco in Fisica Nucleare e Subnucleare all’Università di Bologna. Per il lavoro di tesi ho lavorato con l’esperimento ALICE a LHC e spero in futuro di continuare ad occuparmi di QGP e risonanze mesoniche. Credo fermamente che quello della divulgazione sia un dovere dal quale chi si occupa di Scienza non si possa sottrarre. Quando riesco, dedico il mio tempo libero ad AISF e al volontariato nel gruppo Giovani di Bologna del Fondo Ambiente Italiano.

Andrea: Sono Andrea Barresi e frequento la magistrale all’Università di Torino in ambito teorico. Vorrei dedicarmi ai modelli teorici astroparticellari e in particolare cercare di estendere il Modello Standard. In pratica quello che fa Francesco, ma solo usando carta e penna! Per fortuna sono ancora a metà del mio percorso, il che mi permette di approfondire il mio svedese nel tentativo di un PhD in Svezia. Perdo un sacco di tempo seguendo campionati di esports, ma ho anche dei difetti.

Federico: Sono Federico Sabattoli e sono uno studente di Dottorato dell’Università degli Studi di Pavia, dove mi sono laureato nel 2017 in Scienze Fisiche (Curriculum di Fisica della Materia). Mi occupo di fotonica integrata, con applicazioni nell’ambito delle telecomunicazioni, ottica quantistica e sensoristica. Quando sopravvivo ai laser del laboratorio faccio sport e mi dedico ad AISF (ho appena partecipato all’organizzazione di BiPLE).

Francesco: Sono Francesco Toschi e mi sono da poco laureato in Fisica Nucleare e Subnucleare all’Università di Bologna. In generale sono appassionato di Astroparticelle e Fisica oltre il Modello Standard, il tutto conciliato nel mio lavoro di tesi con l’esperimento XENON1T per la ricerca diretta di Materia Oscura. Quando non cerco Materia Oscura, perdo tempo su YouTube oppure a provare a imparare, con scarso successo, giapponese e tedesco.

Mattia: Sono Mattia Ivaldi e sono uno studente magistrale in Fisica Nucleare e Subnucleare presso l’Università degli Studi di Torino. Per la tesi triennale ho lavorato anch’io con l’esperimento ALICE e spero di poter continuare per la tesi magistrale. Mi sono iscritto all’AISF nel giugno 2015 ed è stato amore a prima vista. Recentemente ho iniziato a occuparmi di comunicazione in una start-up tecnologica. Quando non studio o lavoro faccio il Presidente IAPS.

Nicolò: Sono Nicolò Antolini e frequento la magistrale all’Università degli Studi di Firenze, a cui mi sono iscritto (dopo aver conseguito la triennale a Bologna) con l’intento di specializzarmi in Fisica Atomica. Qui, infatti, mi sono interamente dedicato alla Fisica AMO, con un interesse particolare verso i gas quantistici. Faccio spesso divertire i miei compagni di Redazione perché attacco delle pezze (discorsi lunghi e inconcludenti, NdR) importanti, ma è solo a causa del mio desiderio di raccontare e so che mi vogliono bene per questo.

  • live_help Attaccare una pezza

    L’espressione “attaccare una pezza” (o più comunemente “attacare pezza”) si usa per descrivere l’atto con cui una o più persone vengono in-trattenute in una conversazione, riguardante uno o più temi, che solitamente si svolge in modo approssimativamente unidirezionale. In generale più il gruppo di ascoltatori è reattivo, più la pezza risulta efficace: è sufficiente che uno degli interlocutori sia ben disposto perché la conversazione vada avanti (dipendentemente dalle abilità dell’impezzatore) anche per tempi ragionevolmente lunghi. Ciò si verifica anche nel caso in cui gli ascoltatori siano particolarmente garbati e non vogliano interrompere (un atteggiamento remissivo può essere fatale). Spesso e volentieri infatti l’unico modo di porre fine a una pezza risulta essere una brusca interruzione, da parte di uno o più interlocutori, mirata a “tagliare le gambe” (vedi “tagliata di gambe) dell’ impezzatore in modo poco carino.

    Nell’era digitale la pezza si è evoluta assumendo diverse forme e acquistando quindi nuove caratteristiche. La “pezza digitale”, che in un primo momento si è concretizzata nei “papiri” via email, ha sicuramente trovato il suo apice nell’ambito della messaggistica istantanea e in particolare, più recentemente, nelle “pezze vocali” ribattezzate audiolibri. Questi hanno un’efficacia nominale del 100% (dato che nessun interlocutore può interrompere la registrazione del messaggio) anche se spesso finiscono per essere semplicemente ignorati: fatto che riporta l’impezzatore ad attaccare pezza testualmente.

    Dal punto di vista strettamente sperimentale si può dare una stima della qualità della pezza fornendo il P-factor, ossia una quantità adimensionale definita come il rapporto tra la durata effettiva della pezza e il tempo medio di comunicazione, ovvero una media d’insieme delle possibili durate associate a una certa conversazione.

Q: A ottobre 2017 la redazione ha aggiunto un membro, Andrea Barresi. Come ti sei inserito nella Redazione?

Andrea: Personalmente ho preso questa offerta come un’opportunità per imparare. Al momento del mio arrivo non sapevo ancora nulla di tutto il lavoro che c’è dietro a ogni articolo: scadenze, copyright, gestione degli spazi nella pagina e persino la punteggiatura, per ogni cosa serve il massimo della cura. Inoltre non conoscevo nessuno dei membri eccetto Mattia, il quale mi ha introdotto nella Redazione. Fortunatamente ho avuto modo di scoprire un ottimo ambiente: c’è, infatti, ampio spazio per momenti di svago, pur svolgendo la nostra attività in modo professionale.
Questo progetto mi ha dato modo di conoscere non solo vari aspetti degli ambiti di ricerca che si svolgono nelle varie università d’Italia, ma anche come ci siano moltissimi giovani che oltre ad avere voglia di fare hanno anche voglia di raccontare.

Q: Qual è la cosa più divertente o interessante che avete imparato durante l’esperienza di SdR?

Alessandra: Tutti gli articoli fino ad ora pubblicati mi hanno arricchita, anche perché gran parte degli argomenti scelti appartenevano ad ambiti naturalmente affini ma non propriamente coincidenti con l’attività di ricerca personale. Non ho un articolo preferito, deve essere ancora scritto!

Andrea: Senza dubbio la possibilità di essere attivo all’interno dell’AISF. Nei tre anni in cui sono stato iscritto ero semplicemente un membro del Comitato Locale di Torino; ora invece sento che, nel mio piccolo, sto facendo qualcosa di positivo per contribuire alla crescita dell’Associazione, come tutti i membri della Redazione. Ogni volta che qualcuno ci scrive proponendoci un articolo o congratulandosi per il lavoro svolto, in quel momento sento di aver fatto qualcosa che per almeno una persona è stato utile, ed è molto gratificante.

Federico: Oltre agli articoli, che permettono di scoprire sempre nuovi aspetti della Fisica, la collaborazione con gli autori e con i membri della redazione mi ha dato la possibilità di conoscere vari aspetti scientifici e organizzativi dei Dipartimenti di Fisica italiani, come i gruppi di ricerca più importanti, le loro collaborazioni, i topic principali… Inoltre si è creato un gruppo molto coeso nel quale il lavoro editoriale diventa un piacere.

Francesco: L’esistenza della biologia quantistica. Grazie all’articolo di Gennaio del Comitato Locale di Trento relativo all’olfatto quantistico delle api ho scoperto questo punto di incontro tra fisica e biologia che, sinceramente, non mi sarei mai aspettato.

Mattia: Alcuni articoli hanno suscitato in me un forte interesse. Dal punto di vista tecnico, occupandomi della gestione della parte di sito web relativa a SdR, ho avuto modo di approfondire la mia conoscenza di alcuni linguaggi di programmazione e markup, i quali vanno senza dubbio ad arricchire il mio bagaglio di competenze informatiche. Credo, infine, che il lavoro di revisione in sé sia incredibilmente arricchente in termini di conoscenza della lingua e sviluppo e comunicazione di un preciso argomento.

Nicolò: Penso che in ogni articolo sia nascosta una piccola “meraviglia”. Dato che spesso gli articoli riguardano attività di ricerca in ambiti anche molto avanzati (rispetto al background di noi studenti), ci ritroviamo molte volte a studiare cose sempre nuove, il che è davvero stimolante.

Q: Quanto ti impegna essere membro della redazione di SdR?

Alessandra: In generale si fanno due o tre videochiamate al mese di circa un’ora e mezza ciascuna per rivedere l’articolo, alle quali si aggiunge una mezz’ora per la “traduzione” in html dei contenuti. Il tutto dipende anche dall’articolo stesso: alcuni arrivano sostanzialmente già pronti per essere pubblicati e il lavoro richiesto è minimo, altri invece richiedono maggiore impegno.

Andrea: Di solito non più di un paio di giorni ogni mese, quando tutto fila liscio. Qualche volta, però, può capitare che ci siano asincronie tra i membri della Redazione e chi ha scritto l’articolo. In questi frangenti inizia una fase di dialogo tra le due parti che aumenta la quantità di tempo da dedicare all’articolo per fare gli aggiustamenti necessari.

Federico: Circa 2 o 3 sere al mese. Mantenere un ritmo di una pubblicazione mensile implica la necessità di reperire ogni mese un nuovo articolo. Ciò richiede una certa attività di “scouting” nel caso in cui i Comitati Locali non propongano spontaneamente un nuovo lavoro. Successivamente svolgiamo la revisione dell’articolo, controllando che sia in linea con il format di SdR: tale attività, sebbene apparentemente complicata, è resa più snella dalla collaborazione tra i componenti della Redazione.

Francesco: L’impegno non è eccessivo. Inoltre, capita talvolta di avere impegni universitari e non solo che non permettono una piena partecipazione ai lavori della Redazione. Siamo, però, tutti studenti e siamo consapevoli che vi sono periodi in cui ventiquattro ore al giorno non bastano: pertanto, ci veniamo in aiuto nei momenti di difficoltà.

Mattia: Approssimativamente quindici ore al mese nei giorni precedenti la pubblicazione, sostanzialmente legate alla creazione delle pagine web della rubrica e alla ricerca del materiale grafico nel caso in cui questo non sia fornito in alta qualità o conforme alle linee guida per gli articoli.

Nicolò: Solitamente lavoriamo in videochiamata, il che rende tutto più facile, dinamico e leggero indipendentemente dal tempo necessario. Ci sono momenti in cui siamo tutti sul pezzo e momenti in cui i nostri impegni personali o universitari si fanno sentire, magari a ridosso di un’uscita. È lì che anche una mezz’ora del proprio tempo diventa di fondamentale importanza per riuscire a pubblicare in tempo.

Q: Qual è la cosa più noiosa del far parte della Redazione?

Alessandra: Successivamente alla fase interessante, che è quella di leggere l’articolo, proporre delle modifiche agli autori, approfondire argomenti nuovi, ce n’è una oltremodo noiosa, o per lo meno davvero poco stimolante, che è quella della pubblicazione (preparazione html, immagini, link, ecc…). C’è sì un’altra cosa noiosa: ascoltare le mie lamentele e le mie giustificazioni su ritardi, dimenticanze, ecc, ma questo avrebbero dovuto scriverlo gli altri!

Andrea: Senza dubbio preoccuparsi di copyright e DoI è la peggior spina nel fianco. Bisogna essere incredibilmente puntigliosi nel reperire le immagini, essere sicuri che non abbiano diritti e citare le fonti minuziosamente. Forse è perché non sono un esperto in questo compito, ma secondo me è la parte meno interattiva di tutto il lavoro di preparazione di ogni articolo. Per fortuna se ne occupa Mattia!

Federico: Talvolta può capitare che siano proposti degli articoli abbastanza distanti dal format e dalle richieste di SdR (target, complessità, quantità di materiale), probabilmente a causa di una mancata attenzione alle Linee Guida. Tuttavia con un po’ di impegno e di collaborazione da parte degli autori riusciamo ad ottenere il risultato desiderato.

Francesco: Più che noioso, trovo difficile e a volte stressante editare gli articoli cercando di mantenere lo stile dell’autore. Molto spesso sarebbe più facile cancellare e riscrivere una frase che magari può suonare male, ma questo significherebbe sostituirsi all’autore e non è quello che dobbiamo fare.

Mattia: “Noioso” nel senso di poco entusiasmante è senza dubbio la gestione del copyright e la gestione tecnica degli articoli, ma sono entrambi momenti essenziali!

Nicolò: Una cosa noiosa (ma che allo stesso tempo presenta risvolti divertenti) è cercare di metterci d’accordo su quando fare riunione, dato che è davvero difficile intersecare al meglio gli impegni di tutti. A volte capita di fare una riunione per decidere quando fare una riunione.

Q: Dove vedi Sistemi di Riferimento tra 5 anni?

Mattia: Credo che SdR abbia le potenzialità per crescere ulteriormente e divenire uno dei punti di forza dell’AISF, anch’essa in espansione. Immagino SdR come una vera e propria vetrina per i Dipartimenti italiani e come un’eccellente risorsa per gli studenti. Credo, inoltre, che nel futuro SdR possa interfacciarsi con le realtà professionali e internazionali di questo settore. Non sono mancati finora, infatti, i contatti con il mondo dell’editoria scientifica, come per esempio con Nature Physics in occasione di ICPS 2017 o con la Società Italiana di Fisica.

Andrea: Vedo due strade che Sistemi di Riferimento può imboccare. La prima, che è quella più pessimista, è che ogni articolo non susciti abbastanza interesse nel nostro pubblico. Sicuramente il nostro proposito è quello di far sì che l’impegno che viene profuso per ogni pubblicazione venga riconosciuto maggiormente. L’altra strada, più ottimista, è che Sistemi di Riferimento diventi una vera e propria vetrina dove i membri dell’AISF possano mettere in mostra i propri lavori di ricerca, sia per trovare collaboratori sia per ispirare nuove leve che ancora non hanno individuato una direzione per la propria carriera scientifica.

Q: Dulcis in fundo: una cosa che ti sta antipatica di uno dei membri della Redazione?

Alessandra: Non ho un vero difetto da recriminare ai componenti della redazione, però capita che l’indole diplomatica Federico si scontri con il mio modus agendi - in realtà è una buona ma profonda invidia per questa sua qualità!

Andrea: I messaggi vocali da tre minuti su Telegram che non dicono nulla. Grazie a Nico e Ale per il controllo dell’udito!

Federico: Gli inglesismi del Pres (Mattia Ivaldi), ma ho un profondo rispetto per le Istituzioni e pertanto non glielo faccio pesare. Anche perché è bravissimo.

Francesco: Le pezze di Nicolò durante le riunioni. Quando non c’è, però, ne si sente la mancanza!

Mattia: A quanto pare concordiamo sui messaggi vocali in stile audiolibro! Devo tuttavia ammettere che la maggior parte delle volte li ascolto con piacere.

Nicolò: Quando Alessandra mi congela una pezza per iniziarne una nuova.

LA REDAZIONE
Alessandra Lorenzo (Bologna)
Andrea Barresi (Torino)
Federico A. Sabattoli (Pavia)
Francesco Toschi (Bologna)
Mattia Ivaldi (Torino)
Nicolò Antolini (Firenze)

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“Aprile 2017: nasce SdR!” di Associazione Italiana Studenti di Fisica, è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.